"Ho visto la Poesia:
foglie d'autunno portate dal vento..."


SOPRAVVIVENZA
di Daedin


 

Molte sono le situazioni in cui poche semplici nozioni possono fare la differenza fra la vita e la morte. La capacità di sopravivere dell'Errante è data dalla conoscenza di numerose conoscenze anche in questo campo.

In caso di temporali evitare gli alberi solitari, non tenere oggetti metallici addosso o in mano ma avvolgerli in pelli per trasportarli, evitare di viaggiare in gruppo stretto questi comportamenti possono evitare che siate colpiti da fulmini.
Evitare di camminare o accamparsi in letti di torrenti in secca che possono improvvisamente tornare in vita dopo piogge torrenziali anche a molti chilometri di distanza.

Per spostarsi nella neve è d'aiuto costruire delle racchette da assicurare sotto le calzature per non sprofondare, piegare un ramo sottile unendone e fermandone le due estremità poi legare ramoscelli traversali e rinforzare con altri longitudinali la zona centale da fissare al piede.
In zone fredde evitare il vento, è fondamentale trovare un riparo naturale che non sia a rischio di blocco per slavine o valanghe, evitare alberi carichi di neve a meno di non poter sostenere i rami più bassi affinché non si spezzino liberandosi del carico di neve.
Riparate gli occhi se camminate a lungo sulla neve... strisce di tessuto o di corteccia con sottili fessure andranno bene se avete carbone scurite la parte del viso sotto gli occhi diminuirà l'abbagliamento (lo stesso nel deserto).

Ripari
Molto importante per poter vivere e riposare il più confortevolmente possibile al riparo dalla pioggia, dal vento, dal freddo o dal sole cocente è il ricovero.
La realizzazione di un ricovero dipende dalle esperienze e dall'inventiva dell'individuo. Non ci sono regole fisse per la costruzione di un ricovero, bisogna, però, tenere conto di alcune norme fondamentali:
· Protezione da pericoli naturali (valanghe, piene, caduta massi, ecc.).
· Vicinanza a punti di approvvigionamento idrico, di cibo e di legna.
· Stagione e, quindi, condizioni climatiche.
· Protezione da animali o insetti.
· Pendenza del terreno.
· Umidità della zona.
· Tempo per il quale si presuppone la permanenza in ricovero.

Bisogna evitare canaloni e letti di fiumi nei quali possono facilmente verificarsi eventi pericolosi, come la caduta di massi o le piene, ed è conveniente cercare un posto vicino ad un bosco, o dentro se non si vuole essere avvistati, ove sia possibile reperire cibo, animale e vegetale, materiale da ardere e da utilizzare per la costruzione di utensili.
A seconda della stagione e del clima si sceglierà la cima di una collina (in climi tropicali, per il benefico effetto della ventilazione che terrà lontani insetti ed afa) o il riparo dietro un costone roccioso (in inverno ed in zone impervie riparerà dal freddo, dal vento e dalle tempeste di neve). Se si può scegliere, sono sconsigliate le zone paludose, che, oltre ad essere umide, sono popolate da quantità incredibili di insetti, con i quali è assai difficile convivere, ed i terreni scoscesi che provocherebbero fastidiosi scompensi dovuti all'irregolare circolazione sanguigna durante il riposo. Inoltre, il tempo di permanenza nel luogo è fattore importante per decidere il grado di accuratezza dell'organizzazione. Bisogna, comunque, tenere presente lo scopo principale per cui viene costruito un ricovero: conservare il più possibile il calore del corpo, proteggendolo dagli elementi naturali. Sarà quindi necessario costruire ricoveri grandi abbastanza da garantire facilità nei movimenti ma non tanto da disperdere il calore provocato dall'accensione di un fuoco.
Altra esigenza irrinunciabile e quella di garantire una continua ventilazione che impedisca di venire soffocati dal fumo.

Anche in zone innevate si possono costruire ripari adeguati ma avere pratica delle tecniche necessarie.
La neve possiede ottime doti di coibentazione, ma devono essere prese alcune misure:
· Non dormire a contatto con il terreno o con la neve, ma procurarsi l'isolamento mediante un telo, pelli, rami o altro.
· Non entrare nel ricovero con gli abiti innevati: dopo poco la neve si scioglierebbe, bagnandoli e facendoli ghiacciare.
· Assicurare il ricambio dell'aria.
· Collocare il giaciglio in posizione sopraelevata rispetto al pavimento (l'aria calda tende a salire).
· La fonte di calore deve essere posta alla stessa altezza del giaciglio.
Per realizzare rifugi e giacigli in zone innevate si potrà:
· Scavare in un cumulo di neve e creare uno scalino, ove disporre il giaciglio (chiudendo quasi completamente l'ingresso si ottiene una tana).
· Se il manto nevoso è abbondante e raggiunge i primi rami degli alberi, scavare tutto intorno al tronco fino a raggiungere il terreno ed utilizzare la neve ottenuta per rinforzare il bordo superiore del rifugio. Se possibile creare uno scalino per il giaciglio, altrimenti isolarlo dal terreno con rami, foglie secche, terra, pelli ecc.
· Se l'innevamento è scarso, innalzare con la neve i bordi del luogo ove disporre il giaciglio. Utilizzando rami (o altro) realizzare una impalcatura che sostenga la copertura (ad esempio un telo, una pelle) e con la neve asportata dall'area del giaciglio chiudere le eventuali fessure tra il bordo e la copertura.

Truna
Per costruire questo ricovero è necessario scavare una trincea nella neve (quando la neve non superi il metro, si dovrà arrivare fino al terreno) lunga quanto una persona e larga a seconda del numero degli occupanti. Si dispone poi trasversalmente, come intelaiatura, una serie di rami da ricoprire con un telo-pelle (o con arbusti e ramoscelli d'abete) e si bloccano poi i bordi della copertura con blocchi di neve. Si costruisce infine l'ingresso su uno dei bordi corti della trincea, avendo l'accortezza di fargli descrivere un angolo di 90° per impedire l'esposizione diretta al vento.

Tenda a cono
Dopo aver ricercato una serie di rami o pali (8 rami per una tenda biposto) robusti ed alti circa due metri, si disporranno in modo che convergano a croce, in alto, e si fermeranno con un cordino. Opportunamente distanziati all'altra estremità, i pali, conficcati nel terreno, offriranno un'ampia base e, una volta creata un'intelaiatura stabile, sarà sufficiente ricoprire la costruzione mediante rami ricchi di foglie (o canne, o teli-pelli). Questo tipo di tenda, anche se difficoltoso, da realizzare, è assai comodo, ripara egregiamente dagli elementi naturali, e permette l'accensione del fuoco all'interno, avendo ovviamente l'accortezza di predisporre un foro per il tiraggio al vertice della tenda stessa.

Tenda bassa
È il tipo più comune e facile da realizzare e si deve avere l'accortezza di non abbondare nelle dimensioni, altezza in particolare, per la conservazione del calore (in climi torridi vale il contrario). Il telaio può essere formato dai rami degli alberi o da 2 paletti piantati verticalmente con un palo più lungo che li unisce nella estremità superiore, mentre la copertura (telo-pelle,grosse foglie, ciuffi di erbe lunghe, rami ecc.) viene posata sul palo superiore e, nello scendere in basso, se possibile con il materiale a disposizione, divaricata e fissata al suolo mediante cordini e picchetti. In caso di clima molto freddo, è opportuno sovrapporre una seconda copertura, cosi da creare uno spazio di coibentazione tra le due con rami o foglie.

Grotte
Le grotte, normalmente sono molto umide, hanno inoltre l'inconveniente che al loro interno non è consigliabile accendere fuochi, per la scarsa ventilazione, ma offrono un sicuro riparo e, spesso, un buon comfort. Quando ci si trovi sulla costa è bene, prima di occupare una grotta, accertarsi che non venga invasa dall'acqua durante l'alta marea facendo attenzione alle incrostazioni che segnano il massimo livello dell'acqua.

Giacigli
Il giaciglio, fondamentale per permettere un discreto riposo, deve essere disposto su un terreno pianeggiante, possibilmente soffice e realizzato in modo da evitare che il corpo sia a contatto con il terreno. Un rudimentale materasso può essere realizzato riempiendo un telo con fogliame o paglia e l'isolamento può essere ottenuto con pelli animali, ecc. La soluzione ottimale è, quando possibile, quella di tendere un'amaca, eventualmente realizzabile con una fune lunga circa 40 m, per ottenere che l'umidità del terreno non venga a contatto con il corpo ed una certa protezione da insetti e rettili. Si ricordi, comunque, che è sempre meglio dormire su un terreno freddo piuttosto che su uno umido. Prima di costruire il giaciglio in climi freddi è opportuno spargere della cenere calda sul terreno sottostante e, qualora la superficie sia molto dura e non si disponga di nulla di morbido, è consigliabile realizzare un piccolo incavo per l'osso sacro. Su terreni sassosi e sconnessi dormire a pancia in giù e su terreno scosceso con la testa verso l’alto.

Bivacco
Quando ci si trovi in più persone, è bene regolare la vita del bivacco. In questi casi le tende (o i giacigli, o i ricoveri) devono essere tutte rivolte verso il centro dell'area occupata, dove verrà acceso il fuoco (o i fuochi), in modo da sfruttare meglio il calore. Si stabiliranno, inoltre, turni di vigilanza, per mantenere acceso il fuoco, per controllare il mutare delle condizioni meteo, per avvertire l'avvicinarsi di animali pericolosi o dei nemici. I turni dovranno essere di durata ragionevole, così da consentire a tutti un sufficiente riposo, senza peraltro eccedere, per evitare che l'individuo di guardia si addormenti.

Fuoco
Di primaria importanza, in condizioni di sopravvivenza, è il fuoco, quale fonte di calore, di luce, insostituibile per conservare e cucinare i cibi, per depurare l'acqua, per asciugare gli abiti, per fare segnalazioni, per tenere lontani gli animali. Accendere un fuoco può sembrare di estrema facilità. Prendiamo pertanto in esame il materiale occorrente ed i metodi per l'accensione di un fuoco.

Esca
È composta principalmente da materiale asciutto, facilmente infiammabile, adatto ad innescate la combustione. Sono buone esche paglia, rami sottili, pigne, polvere di legno, nidi, felci, carta, cotone, ecc.. Se su questi materiali avremo la possibilità di versare liquido infiammabile (alcool, ecc.) il risultato, in termini di facilità e rapidità d'accensione, sarà decisamente migliore.

Accensione
Per legna da accensione si intendono rami, tronchi, assi o tavole di limitate dimensioni che, per la loro elevata infiammabilità, favoriscano lo svilupparsi della fiamma.

Mantenimento
Il materiale di mantenimento è costituito da tronchi o rami di generose dimensioni, più adatti alla produzione di braci. Quando si necessiti di un fuoco dalla fiamma alta (per friggere cibi o far bollire dell'acqua), sarà opportuno utilizzare materiali il più possibile secchi. Se, invece, si avesse bisogno di un fuoco lento e duraturo (per arrostire della carne o scaldare il ricovero), si dovrà utilizzare come legna di mantenimento anche quella bagnata o umida. Per far sviluppare correttamente il fuoco e mantenerlo, si ponga attenzione a non soffocarlo, evitando di deporre sull'esca o sul materiale d'accensione legna troppo pesante che limiterebbe l'apporto di ossigeno necessario. Il fuoco deve essere alimentato costantemente e senza sprechi, evitando l'uso di liquidi infiammabili (se non per la sola accensione, come già detto), e tenuto sempre sotto controllo per evitare che si propaghi alla vegetazione circostante. Quando è possibile, è bene allestire un riflettore di tronchi o sassi, con il duplice scopo di proteggere la fiamma dal vento e di permettere che il calore venga riflesso verso la persona con il minimo grado possibile di dispersione. E preferibile, anziché un gran fuoco, allestirne alcuni di piccole dimensioni, al fine di ottenere una migliore propagazione del calore, un risparmio del combustibile ed una maggiore facilità di controllo. Il luogo dove si intende accendere il fuoco deve essere accuratamente preparato, eliminando la sterpaglia e circondandolo con grossi sassi, quando il terreno sia secco, per evitare incontrollate accensioni, oppure, se possibile, disponendo il fuoco stesso su una roccia (o su un piano di pietre), quando il terreno sia coperto di neve o di ghiaccio. È sconsigliabile accendere i fuochi sotto gli alberi per il pericolo di incendi improvvisi e perché, se questi sono innevati, il calore potrebbe provocare la caduta della neve con conseguente spegnimento della fiamma.

Metodi per l'accensione del fuoco
Per accendere un fuoco e bene preparare una piccola catasta con l'esca, aggiungere della legna da accensione per permettere lo sviluppo della fiamma e, solo dopo che questa si sia ben sviluppata, aggiungere la legna di mantenimento. Quando possibile, è conveniente rialzare il fuoco da terra, per mezzo di sassi, per permettere all'ossigeno di circolare meglio e facilitare così l'accensione.
- Archetto
È il più complicato, metodo per accendere un fuoco, consistente nel far ruotare velocemente la punta di un ramo, secco e duro, nell'incavo ricavato in un pezzo di legno dello spessore di alcuni centimetri. Per permettere la stabilità del ramo bisogna effettuare una pressione, superiormente, con una pietra conca va (o una conchiglia) mentre con l'archetto vero e proprio (un ramo flessibile ai cui estremi si lega una funicella) si impone al ramo appuntito una velocissima rotazione. L'attrito, così procurato, da luogo ad un pulviscolo incandescente che, radendo sull'esca precedentemente disposta, ne provoca l'accensione. E un metodo, questo, che ha bisogno di tanta volontà e pazienza e i cui risultati sono fortunosi, specie nelle stagioni umide.
- Sfregamento
Si utilizza un ramo secco con la punta sollevata da terra, mediante uno spessore, sotto la quale viene posta l'esca. Tenendo fermo il ramo con un piede si aziona velocemente un cordino di canapa (o striscia di cuoio o cavetto) che sfregando contro la parte inferiore del ramo provoca la formazione di pulviscolo incandescente che incendia l'esca.
- Quarzo
Nel caso fosse possibile reperire un cristallo di quarzo, si può fissarlo a due rami mediante un cordino e dopo aver preparato l'esca, si deve battere, per esempio con il pugnale, contro il quarzo, dal quale si staccheranno le scintille che provocheranno la combustione dell'esca stessa. In alternativa si possono usare pirite di ferro, pietra focaia o pietre dure. Questo metodo ha bisogno di esca asciutta.

Tipi di Fuochi
Ci sono fuochi che scaldano e fuochi che illuminano. Si ha bisogno di tutti e due i tipi: il calore del fuoco della cucina per nutrirsi e la luce viva del fuoco da campo per la sera. Fare un fuoco più adatto a scaldare o uno più adatto a illuminare dipende dal tipo di legna che si usa e dalla forma del focolare.
Per cucinare occorrono due tipi di fuochi: uno rapido e ardente per far bollire l'acqua, l'altro che bruci lentamente e senza fumo, mantenendo un calore costante, per cucinare le vivande.
Scegliete bene la legna adatta:
· I legni duri ( quercia, frassino, olmo, faggio, ecc. ) hanno un grande potere calorifico e combustione lenta. Buoni per la cucina e per il riscaldamento.
· I legni teneri ( pioppo, tiglio, acero, platano, ecc. ) hanno un potere calorifico medio e combustione rapida. Buoni per il fuoco da campo e per la legna di accensione.
· I legni resinosi ( pino, abete, larice, ecc.) hanno un potere calorifico medio e combustione molto rapida. Buoni per il fuoco da campo e per la legna di accensione.
Il combustibile può essere messo a piramide, oppure in strati sopvapposti alternati nella direzione, può essere acceso in una buca e magari riparato dal vento con protezioni costruite con sassi o cumuli di terra o legni adeguatamente posizionati, si può usare la pietra anche sul fuoco per cuocere ma attenzione, vi sono pietre che se scaldate si spezzano proiettando schegge intorno e soprattutto ricordate che il fumo si vede a grande distanza così come pure la sua luce.

Circondati dal fuoco
· Cercate una via di fuga sicura: una strada o un corso d'acqua.
· Attraversate il fronte del fuoco dove è meno intenso, per passare dalla parte già bruciata.
· Stendetevi a terra dove non c'è vegetazione incendiabile. Cospargetevi di acqua o copritevi di terra. Preparatevi all'arrivo del fumo respirando con un panno bagnato sulla bocca.
· In spiaggia spostatevi sull'arenile e immergetevi in acqua.

Temporali e fulmini
- Evitare di ripararsi sotto gli alberi isolati standone lontani almeno a 200-300 metri.
- Non tenere con se, in caso di temporale, oggetti metallici specie se acuminati soprattutto se sporgono.
- Non ammassarsi in gruppo, l'aria calda prodotta agisce da conduttore.
- In caso di temporale, se possibile, ripararsi in una grotta o anfratto.
- Se non ci sono ripari sicuri è preferibile prendere più acqua possibile perché i vestiti bagnati sono buoni conduttori rispetto al corpo umano e favoriscono la dissipazione della eventuale scarica.

Acqua
Innanzi tutto per risparmiare liquidi evitate sforzi, state all'ombra costruendosi un riparo, non sdraiatevi su superfici calde, non mangiate o fatelo il meno possibile a meno che non sia cibo molto acquoso, non parlate, respirate dal naso.

Raccogliete pioggia e rugiada usando stoffa da strizzare, foglie e cortecce su cui farla scorrere.

Ricordate che se siete stati a lungo senza bere bevete piccoli sorsi e a distanza di tempo o vomiterete perdendo più liquidi. Dopodiché ecco come e dove cercarne.

- In montagna sul fondo delle valli, scavando ai piedi di vegetazione verde se presente a chiazze distanti, scavare nelle gole e nei letti di fiumi secchi, quella intrappolata nei crepacci. - L'acqua piovana è, praticamente, distillata ed è quindi una fonte ottimale di approvvigionamento. È opportuno, ogni volta che se ne presenti l'occasione, cercare di raccoglierne il più possibile, con ogni mezzo. Se si dispone di recipienti impermeabili il compito è, ovviamente, facilitato, ma anche indumenti di cotone o di lana possono ben servire allo scopo se esposti alla pioggia e periodicamente strizzati in un recipiente o facendola scivolare su grandi foglie e cortecce.

- Neve e ghiaccio si possono bere se si dispone di combustibile per scioglierli e, in questo caso, è sempre preferibile sciogliere del ghiaccio perché, a parità di combustibile, si ricava più acqua.

- L'acqua dei fiumi è sicuramente potabile e di ottima qualità. In prossimità delle sorgenti, ma anche nelle pianure solcate dai fiumi, è possibile trovare acqua potabile con scavi di piccola entità da effettuare, qualora si avessero dei dubbi sulla potabilità, all'esterno delle anse formate dal corso d'acqua. Anche dai torrenti e rigagnoli asciutti è possibile ottenere acqua, con piccoli scavi effettuati sempre all'esterno delle anse e nei punti più bassi. L'acqua va comunque (quando la prudenza lo consigli ed i mezzi a disposizione lo consentano) bollita a lungo prima di essere bevuta. In zone tropicali, dove è assai probabile che l'acqua di un fiume contenga germi e batteri di malattie molto pericolose deve sempre essere bollita a lungo.
Va infine considerato che lo scorrimento stesso dell'acqua, specie in corsi impetuosi, contribuisce, seppur in minima parte, al purificarsi di questo prezioso liquido.

- Nei pressi della costa a circa un metro e mezzo dalla battigia, si scava una buca di poche decine di centimetri di profondità che, dopo alcuni minuti, è piena di acqua potabile, risultato della filtrazione compiuta dalla sabbia. Si tenga inoltre presente che l'acqua piovana defluisce verso il mare mescolandosi ad esso ed è quindi possibile, cercando una depressione ad un centinaio di metri dal bagnasciuga e scavandovi una buca, ottenere acqua potabile in abbondanza. Oppure scavare sopra la linea dell'acqua alta o cercare nelle faglie delle scogliere vegetazione lussureggiante perché in genere segnala una sorgente.

- Laghi e stagni: il metodo migliore per purificare le acque dei laghi di dubbia potabilità, acque stagnanti e acque fangose, è quello di filtrarle più volte con la sabbia, contribuendo così anche ad eliminare il sapore salmastro delle acque di stagni adiacenti al mare. Anche in questo caso il massimo grado di sicurezza è ottenibile attraverso l'ebollizione.

- Nei boschi, nei quali sono presenti vaste aree umide, è decisamente facile procurarsi acqua potabile soprattutto dove sono presenti il salice ed il sambuco basterà effettuare piccoli scavi per ottenere l'acqua.

- Le piante sono formate, per buona parte, di acqua, ed il loro succo, purché non presenti un aspetto lattiginoso o schiumoso, è generalmente potabile. Alcune piante, come la vite, possono fornire acqua intaccandole nella parte alta ed effettuando una seconda incisione vicino al terreno: poco dopo l'acqua comincerà a gocciolare. Quando non si abbia il tempo o il modo di purificare acqua di dubbia potabilità si può agevolmente ricorrere alle piante acquifere, che consentono di ricavare discrete quantità di liquido. L'acqua può inoltre essere sostituita da frutti ricchi di succo come l'uva, le pesche, le arance, ecc...
Certe piante cave o con rosette fogliari strette o imbuti raccolgono spesso acqua nella cavità che si forma.
Nelle zone tropicali le possibilità di ricavare acqua dalle piante sono estremamente più elevate e per i viticci si potrà fare uso degli avessi procedimenti sopra esposti, facendo sempre attenzione che il succo non sia lattiginoso. Le canne di bambù contengono spesso acqua: se agitandole si provoca uno sciacquio sarà sufficiente intaccare lo stelo all'altezza di ogni nodo per raccogliere il liquido.
Nelle zone desertiche sono le piante grasse in generale, ed i cactus in particolare, ad offrire discrete quantità d'acqua. In qualunque clima, infine, è bene tenere conto del comportamento degli uccelli e delle tracce degli animali che, frequentemente, conducono all'acqua.

- Ricordate che i mammiferi erbivori non sono mai lontani dall'acqua perchè bevono ad alba e tramonto, seguite le piste convergenti scendendo i pendii. Gli uccelli granivori stanno sempre a portata dell'acqua, anch'essi bevono ad alba e tramonto, quando volano dritti e bassi stanno andando a bere, quando tornano si posano spesso per riposare appesantiti dall'acqua ingerita. Le api sono buoni indicatori, si allontanano al massimo 6,5 km dagli alveari, le formiche dipendono dall'acqua non sono mai a più di 90m da essa. Uomini o umanoidi, le piste portano spesso all'acqua.

- Sospettate di pozze senza vegetazione visibile o con ossa di animali vicini, controllare gli orli della pozza se evidenziano contorni residui di evaporazione di minerali nocivi disciolti. Bollire sempre l'acqua e se salata distillarla prima di berla.